[:en]423. The Black is Never Absolute…[:it]423. Il Nero non è mai Assoluto…[:]
[:en]423. The Black is Never Absolute…
I’m not a photographer. Or maybe I am.
I like looking at the world through a lens. Through my camera I capture sensations, emotions and pleasures.
I’m not a writer. Photography is my way of telling stories, to commemorate moments important to me but of little significance to others. It’s my private world.
I draw an imperceptible line around myself to protect my feelings, my thoughts. Each image is the result of all of this. The images are uncoordinated, far from each other but they all belong to me, to my imagination. It is my personal work. Images that remain mine or that later turn into fabrics for my dresses.
Everything I like and everything interests me. Flowers, fruits, animals, skies, seas, meadows, women, children, skyscrapers, machines, candies, buttons. There is no limit. The most common object can revive old memories in me and become a source of inspiration for a collection or a mere detail of a dress.
Research interests me. Research open up new horizons, new frontiers. I have seen so many things, visited so many countries and met so many different peoples. I travelled a lot just to see different realities, mores, unknown costumes. But I have not only seen, I have also looked. I have fixed in my mind and then into the camera those moments, those things, those people.
I have watched a black sky and waited patiently for hours for a sun gate. The black is never absolute, there is always light behind.
I have watched dunes creeping along in a desert as the lights and warm wind was dragging it as gusts of sand. A intangibility effect that only the camera can capture.
I love poetry evoking objects and people, places and nature. It is poetry that I want to capture. The dream. In my world there is always a dream. I work on the reality to put it at the service of the dream.
I take pictures of detail, incomprehensible objects, panoramic landscapes focusing on one small detail.
The whole is not relevant to me. Everyone can see it. It is the most secret part, the less obvious, which attracts my attention.
A lighter is transformed into a gull’s wing, a wall of ivy in its autumn colours ranging from dark red to brown, shading off and moving the camera, becomes a wall of a thousand neon lights.
I’m not a photoshop person. I love working with the camera and inventing different ways to use it.
The technical error becomes for me an advantage. I overexpose and underexpose, I distort, I blur, I use the macro lens for distant images and I take extreme close up picture of a flower.
I double the exposure and overlap images with each other, generating hybrids with unexpected results. I magnify, I intensifying the colour tones, the whites and the blacks.
My camera is my game, it’s my way of giving voice to what I see and feel. It is my brush, my pen. It is how I sketch. I like to play with colours, with shades, with tints, with hues. It is how I write my poems. My images are my voice.
Two trees that intertwine with each other in an embrace tell a story of love. The infinite horizon tells of travel and transporting us away into unknown worlds. A lone red crab moves slowly on the black rock in search of food and finds unexpected adventures.
I live my photos when I am shooting and relive them, one by one, when I download them on my computer. I look at them carefully, analyse all the details so as to understand what I might initially have missed, what I should have done to make them more attractive, to convert them into wonderful dreams.
My photographic archive is like a diary where there are not days and dates but many photographs that bear witness to and write visually in image form the very years of my life, each year a myriad of telling moments.
My prints are always born from my photographs and from my prints my clothes are born.
I hid my emotions in my photo archive.
I LOVE YOU
[:it]423. Il Nero non è mai Assoluto…
Non sono un fotografo. O forse si.
Mi piace guardare il mondo attraverso un obbiettivo. Fisso attraverso la macchina fotografica sensazioni, emozioni e piaceri.
Non sono uno scrittore e la fotografia è il mio mezzo per raccontare storie, per ricordare momenti importanti per me e insulsi per altri. È il mio mondo.
Un’impercettibile linea che traccio intorno a me per proteggere i miei sentimenti, i miei pensieri. Ogni immagine è il risultato di tutto questo. Sono immagini scoordinate, lontane l’una dall’altra ma appartengono tutte a me, al mio immaginario. È il mio lavoro personale. Immagini che restano mie o che si trasformano più avanti in tessuti per i miei abiti.
Tutto mi piace e tutto mi interessa. Fiori, frutti, animali, cieli, mari, prati, donne, bambini, grattacieli, macchine, caramelle, bottoni. Non c’è un limite. L’oggetto più comune può far rinascere in me ricordi lontani e diventare fonte d’ispirazione per una collezione o un semplice dettaglio di un abito.
La ricerca mi interessa, quella ricerca che significa aprirsi a nuovi orizzonti, a nuove frontiere. Ho sempre visto tante cose, visitato paesi e incontrato persone. Ho viaggiato molto solo per vedere realtà diverse, usanze, costumi sconosciuti. Ma non ho solo visto, ho guardato. Ho fissato nella mia mente e poi nella macchina fotografica quei momenti, cose, persone. Ho guardato un cielo nero e ho aspettato con pazienza per ore che si aprisse un varco di sole. Ecco, il nero non è mai assoluto. Dietro c’è sempre una luce.
Ho guardato le dune nel deserto quando il vento leggero e caldo trascina folate di sabbia. Un effetto di impalpabilità che solo l’obbiettivo può fermare. Amo la poesia che emanano oggetti e persone, luoghi e natura. È la poesia che voglio fissare. Il sogno. Nel mio mondo c’è sempre il sogno. Lavoro sulla realtà per metterla al servizio del sogno.
Fotografo tutti i dettagli, oggetti incomprensibili, panorami ampi incentrando l’attenzione su un particolare.
Non mi interessa l’insieme. Quello lo possono vedere tutti. È quella parte più segreta, meno scontata, che attrae la mia attenzione.
Un accendino si trasforma in un’ala di gabbiano, un muro di edera dai colori dell’autunno dal rosso scuro al marrone, sfuocando e muovendo la macchina fotografica, diventa una parete di mille luci al neon.
Non sono un uomo da photoshop. Mi piace lavorare con la macchina e inventare modi diversi di usarla.
L’errore tecnico diventa per me un pregio. Sovraespongo, sottoespongo, distorco, sfuoco, uso il macro per immagini lontane e mi avvicino sino all’impossibile a un fiore.
Doppio l’esposizione e sovrappongo immagini tra di loro generando ibridi ma inaspettati risultati. Ingrandisco, esaspero i toni di colore e i bianchi e neri.
La mia macchina fotografica è il mio gioco, è il mio mezzo per dar voce a quello che guardo e che sento. È il mio pennello, la mia penna. E mi diverto a giocare con i colori, con le sfumature e scrivo le mie poesie, e sono le immagini a parlare.
E due alberi che si attorcigliano fra di loro come in un abbraccio raccontano una storia d’amore, così come l’infinito dell’orizzonte narra di viaggi e fughe lontane in mondi sconosciuti. Un solitario granchio rosso si muove lento sulla nera roccia alla ricerca di cibo ma anche di avventure.
Vivo le mie foto quando le scatto e le rivivo, una per una, quando poi le scarico sul mio computer. Le guardo scrupolosamente, analizzo tutti i particolari come per capire cosa ho tralasciato, cosa avrei dovuto fare per renderle più accattivanti, per convertirle in sogni meravigliosi.
Il mio archivio fotografico è come un diario dove non ci sono i giorni e le date ma tante fotografie che testimoniano e scrivono i miei anni di vita.
Le mie stampe nascono sempre dalle mie fotografie e dalle stampe nascono i miei vestiti.
Nel mio archivio fotografico ho nascosto le mie emozioni.
I LOVE YOU
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Grandissimo Cavalli amo Le belle creazioni fatto di lei.Per me sei unico Grandissimo designer.Ti auguri una splendida giornata