[:en]402. I photographed everything I liked…[:it]402. Fotografavo tutto ciò̀ che mi piaceva…[:]
[:en]402. I photographed everything I liked…
I photographed everything I liked, everything that intrigued me.
Then, when I returned to Florence, I shut myself in my darkroom for hours and hours, developing and printing. I had built a real photo studio in an outbuilding in the garden with all kinds of imaginable equipment.
In my print shop where I was printing on fabrics, I tried to achieve the same effects with the fabrics that I was getting with my photos! It was a game, endlessly fascinating, but a hobby that while it amused me it also offers me an insight into what could be accomplished and help me in the future.
I ended up with a huge photo archive, full of ideas for my future collections.
I slowed down the pace of my work to allow myself more time with my family. We devoted ourselves to our private life, though I never really stopped thinking about the evolution and changes I could make in my companies.
I was slightly falling out of love with my work, but I was not sure what was wrong and what to do. In a way I was glad not to have to submit to the new rules of fashion, they were beginning to make everything too organized, too politicized.
I didn’t like the routine and the new turn of events that was taking over fashion. Industrialized processes were accelerating more and more and this was ruining creativity.
It was as if I refused to be part of the system and want to remain a young, creative designer with freedom without limitations.
The same person who had refused to take the exam at the Academy… I grew up on the street like many young people of my time there and I wanted to go on living! A nomad. A free spirit whose soul was his own despite his successes. A hippy.
I LOVE YOU
[:it]402. Fotografavo tutto ciò̀ che mi piaceva…
Fotografavo tutto ciò̀ che mi piaceva, tutto ciò̀ che m’incuriosiva.
Poi, quando tornavo a Firenze, mi chiudevo ore e ore nella camera oscura a sviluppare e a stampare. Avevo costruito un vero e proprio studio fotografico in una dépendance in giardino, provvisto di ogni genere di attrezzatura possibile e immaginabile.
In stamperia, poi, provavo a verificare quali effetti avrei potuto ottenere impressionando i tessuti con i miei reportage fotografici! era un gioco, un hobby che in quel momento mi appassionava e mi divertiva, ma ero abbastanza lontano dall’immaginare che nel giro di poco tempo mi avrebbe aiutato moltissimo.
Mi ritrovai comunque un archivio fotografico enorme, pieno di idee per le mie collezioni.
Avevo un po’ rallentato il ritmo del lavoro, desideravo stare più̀ tempo in famiglia. Facevamo vita ritirata, anche se non smettevo mai di pensare al tipo di evoluzione e di svolta che avrei potuto imprimere alle mie aziende.
Mi stavo leggermente disinnamorando del lavoro, ma non capivo bene cosa non andasse e cosa dovevo fare. In un certo senso ero contento di non dover più̀ sottostare alle nuove leggi della moda, che stavano cominciando a rendere tutto troppo organizzato, tutto troppo omologato.
Detestavo quella routine e la nuova piega che stava prendendo la moda, il cui processo d’industrializzazione accelerava sempre più̀ e stava rovinando la creatività̀.
Era come se mi rifiutassi di far parte del sistema e volessi rimanere il ragazzo d’una volta che faceva solo quello che voleva, desideroso di libertà creativa senza limitazioni!
Lo stesso ragazzo che aveva rifiutato di fare l’esame all’Accademia… ero cresciuto per strada come molti giovani del mio tempo e lì volevo continuare a vivere! Nomade. Il mio spirito e il mio animo, nonostante i successi, sono sempre rimasti quelli di un hippy.
I LOVE YOU
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Dear Roberto ,
Preciosa colección , como siempre . Pero en éste aso no consigo ver cual es la inspiración . Me gustaría visitar tu print studio dene ser magnifico.
Saludos ,
MILUCA.
Amo lei é la sua infinitá Creativifá Sign.Roberto???